Scheda del Libro

PEPITA JIMENEZ

Copertina di PEPITA JIMENEZ non disponibile

Codice: 1133

Titolo: PEPITA JIMENEZ

Genere: NARRATIVA

Pagine: 241

Anno: 0000

Autore: Juan Valera

Editore: CDE

Trama:

Pepita Jiménez è forse il romanzo più famoso tra quelli scritti da Juan Valera, colto uomo di lettere spagnolo noto soprattutto come critico e saggista prima di cimentarsi nella scrittura in prima persona. L'autore ha scelto di dividere il romanzo in tre parti, combinando la forma di romanzo epistolare a quella tipica del periodo realista. La prima parte è occupata dalle lettere che il protagonista, Don Luis de Vargas, ricco ereditiere ma ormai deciso seminarista, scrive allo zio vicario, nonché sua guida spirituale. Luis si è recato in visita al paese natale, in Andalusia, dove però incontra una giovane donna, Pepita Jiménez, promessa sposa di suo padre Don Pedro, cacique del villaggio. Grazie alla prospettiva soggettiva delle lettere il lettore può leggere nell'animo del giovane seminarista e assistere al suo continuo cambiamento fino all'innamoramento della bella Pepita, nonostante gli avvertimenti dello zio e le sue decise rassicurazioni. Nella seconda parte del romanzo, intitolata Paralipomeni, il narratore completa i fatti avvenuti dopo che i due si sono innamorati, inserendosi come un vero e proprio narratore onnisciente in terza persona. Così veniamo a sapere che dopo il primo bacio rivelatore, i due giovani si pentono del gesto compiuto. Pepita si chiude in casa e diventa irraggiungibile mentre Luis decide di anticipare la propria partenza. Ma grazie anche all'intervento della saggia Antonona, la domestica di Pepita, i due innamorati s'incontrano di nuovo e, dopo qualche momento di crisi, riescono a chiarirsi e a dichiarare il reciproco amore. La terza e conclusiva parte del romanzo contiene le lettere che il cacique Pedro ha spedito al fratello per tenerli informato sulla situazione di Pepita e Luis. Luis, nonostante la posizione privilegiata, decide di consacrare la propria vita a Dio attraverso il sacrificio sacerdotale salvo poi scoprire che la propria vocazione era espressione di una forma di egoismo personale. Egli infatti, attraverso la decisione di farsi prete, sublima, idealizzandola al massimo, il ruolo che l'eredità gli concedeva poiché il giovane intendeva il ruolo di cacique come una missione umanitaria. Con il gesto di autoescludersi dal secolo, Luis voleva in qualche modo porsi al di sopra di esso e delle attività superficiali che impegnavano la semplice società andalusa alla quale appartiene. Rifiutando una carica così importante, avrebbe sì perso in ascendente sociale ma avrebbe certamente guadagnato in ascendente morale sulla propria comunità.

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