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da C&TL Anno 3 N. 2 - Maggio/Giugno 1998

 Italia sconosciuta - Museo del rubinetto

 di Piero Pierattini

 Si può fare un museo del gabinetto?

A San Maurizio d’Opaglio in provincia di Novara sulla riva del lago d’Orta esistono 138 fabbriche tra fonderie,  puliture, sabbiature, cromature, dorature ed altro che ne fanno la capitale italiana della rubinetteria, seconda esportatrice al mondo dopo la Germania

Proprio per questa loro caratteristica gli abitanti, che, durante la sagra di settembre, già eleggono senza ritegno una “Miss rubinetto”, hanno deciso di mettere in mostra i loro prodotti partendo dal più lontano passato inaugurando nel 1995 il Museo del rubinetto e della sua tecnologia.

Potremmo partire da una domanda che sa di retorica: “Chi ha inventato l’acqua calda?”. La risposta non è poi tanto ovvia come potrebbe sembrare.

Già nel 1700 a.C. nell’isola di Creta esistevano le prime vasche da bagno, il sifone per evitare i cattivi odori dello scarico ed anche il rubinetto (di legno) per regolare l’afflusso dell’acqua. Poi vennero i romani con i loro acquedotti chilometrici e grandiose terme ad acqua riscaldata.

Due valvulae bronzee sono esposte anche nel museo di San Maurizio d’Opaglio.

Per tutto il medioevo la forma del rubinetto rimase quella simile alla spina di legno tuttora in uso per le botti e, per di più, di uso poco frequente in una civiltà che sia tra i servi della gleba che nei castelli riteneva il lavarsi una operazione quanto mai opzionale. Nel quattrocento il mondo islamico fa suoi i celebri bagni turchi, mentre la Chiesa avversa i primi bagni pubblici perché stavano sviluppandosi peggio di case di tolleranza, tantoché nel cinquecento san Carlo Borromeo deve raccomandare ai suoi preti di lavarsi le mani prima di dire Messa.

L’Europa chiuse i rubinetti con i secoli XV e XVI e solo a metà settecento con la scoperta dei batteri e dei microbi si fa strada l’idea che sia falso che lavarsi faccia male.

La tecnologia influisce molto poco sull’evoluzione del rubinetto fino all’ottocento.

Già il nome che è un francesismo (da robin - piccolo caprone) che ne identifica la forma e in quel periodo entra a far parte dell’uso comune nella lingua italiana. Nel 1775 viene brevettato il primo WC (anche se già Leonardo da Vinci ne aveva disegnato un modello).

Il museo passa quindi dalle secentesche bocche di fontana a figura di drago, ad un gruppo da vasca anni ’30 simile ai comandi di un sommergibile, al futuribile rubinetto con comando a raggi infrarossi od al WC computerizzato che, oltre al servizio consueto, è capace di lavare e asciugare automaticamente le parti interessate.

Quindi gli opagliesi hanno voluto rendere omaggio a questo prodotto che ha cambiato la loro vita, da scalpellini nelle cave di granito bianco e peltrai itineranti per costruire pentole, spesso emigranti, a piccoli e medi industriali.

Così i nipoti, che fabbricano ormai i getti da bagno degli sceicchi e le valvole ad alta tenuta per gli acquedotti, possono ricordare gli antenati col meglio che hanno: il rubinetto. E un miscelatore nuovissimo è stato per questo chiamato fant da pic  (fante di picche) perché così chiamavano i loro antenati scalpellini.

 

MUSEO DEL RUBINETTO E DELLA SUA TECNOLOGIA

municipio di San Maurizio d’Opaglio (NO)

visite gratuite 9-18

      informazioni: 0323/89622