Raccolta articoli C&TL

                                         

 

                                                                     La salute innanzi tutto

 

 

 

Rubrica dedicata alla salute, attraverso la quale il nostro esperto, il Dott. Andrea Grieco Specialista in

Neurologia e Nefrologia perfezionato in Biotecnologia e medicina naturale, fornirà ai nostri lettori suggerimenti

preziosi  e raccomandazioni utili per affrontare al meglio i pericoli del tempo  ed i  problemi di stagione.

 

da C&TL Anno 2 N. 3 - Maggio/Giugno 1997

 ARRIVA L’ESTATE !

Parliamone con il medico per qualche semplice consiglio.

a cura del Dott. Andrea Grieco

 Ogni anno, con l’arrivo dell’estate e del caldo, si ripresentano alcuni problemi che richiedono, per essere evitati, poche nozioni “tecniche” e, invece, molto buon senso.

I condizionamenti maggiori che l’estate esercita sull’uomo derivano dall’aumento sia della temperatura ambientale che dell’umidità. Vediamo di spiegare  prima come queste due variabili agiscono sui nostri equilibri psicofisici. L’aumento della temperatura  nell’ambiente  ha, come conseguenza immediata l’attivazione di  risposte termoregolative con  vasodilatazione cutanea riflessa. Lo scopo di quest’ultima è quello di permettere ad ampie quantità di sangue, di cedere all’ambiente il calore interno. Ora, se lo svolgimento ottimale delle reazioni biochimiche avviene a circa 37 gradi centigradi  di temperatura corporea interna, è chiaro che se la temperatura esterna supera i 37 gradi, la vasodilatazione, da sola, risulta insufficiente a mantenere questi 37 gradi. Ecco allora intervenire la sudorazione che, attraverso la successiva evaporazione del sudore, porta ad un raffreddamento della superficie cutanea  e del sangue che in essa circola. Ma se il tasso  di umidità dell’atmosfera supera un certo limite, anche la sudorazione può diventare inefficace, specialmente se l’individuo si trova impegnato  in una attività fisica  intensa, che di per sé fa produrre calore.

Questa situazione, poiché i normali processi biochimici all’interno delle cellule non avvengono più regolarmente se si supera una certa temperatura, può creare le premesse per  alcune situazioni patologiche come la sincope da calore, il colpo di calore od il collasso cardiocircolatorio da calore.

Rapidi consigli: idratare bene il corpo ingerendo abbondanti quantità di liquidi, non compiere esercizi fisici intensi e prolungati in condizioni di grande caldo e umidità, provvedere a spruzzare acqua fresca  sul corpo se si decide di stare molto al sole o se si è costretti a rimanere in auto a lungo sotto il sole per problemi di traffico.

Sempre a proposito dei viaggi in auto è importante essere ben riposati, per evitare improvvisi e pericolosissimi colpi di sonno (meglio “perdere” quindi minuti per una breve pennichella fuori programma da effettuarsi in qualche piazzola autostradale piuttosto che la vita),  e curare l’alimentazione. I cibi dovranno essere facilmente digeribili, i pasti molto semplici nella qualità e nella quantità (un piatto di verdura o di insalata insieme ad un primo, a pranzo; un secondo ed un contorno a cena; le bevande dovranno essere analcoliche e non fredde, onde evitare una inopportuna eccessiva stimolazione del cosiddetto riflesso gastrocolico che porterebbe a qualche inattesa scarica diarrroica.. Per l’abbondante sudorazione si perdono importanti sali minerali, come potassio e magnesio, da reintegrare con frutta fresca o  succhi di frutti, lasciando gli integratori vitaminicominerali ai grandi “sudatori” (ciclisti, maratoneti ecc. ) . C’è ancora tempo per programmare, per chi è in sovrappeso, la perdita di qualche chilo di troppo, ricordando che  il pannicolo adiposo fa da coibente impedendo la cessione di calore all’esterno e quindi rendendo gli effetti del caldo più fastidiosi e dannosi.

Al mare, il desiderio della abbronzatura porta spesso ad esagerare con i tempi di esposizione. Si pensi che parlando di elioterapia, cioè di terapia con i bagni di sole, si consigliano per il primo giorno di esposizione solo dieci minuti! Il raffronto con i tempi di molte persone, specialmente donne, è realmente impari.

Ricordarsi di proteggere la cute da esporre al sole con una crema antisolare ad alto fattore di protezione, non dimenticando che, comunque, le troppo prolungate esposizioni sono stressanti anche per i nei, “parenti” dei melanomi.

Sempre in tema di tintarella, è consigliabile stare sdraiati con i piedi leggermente più alti rispetto alla testa, per favorire il ritorno venoso e ridurre il rischio  di “sfiancamenti” le pareti venose dilatate dal caldo e dall’aumento della pressione  del sangue al loro interno.

 

da C&TL Anno 2 N. 4 - Settembre/Ottobre 1997

 IL RIENTRO DALLE VACANZE

Parliamone con il medico per qualche semplice consiglio.

a cura del Dott. Andrea Grieco

Settembre, per tutti è il momento di riprendere il lavoro a ritmi più o meno pieni. Le ferie, almeno spero, hanno sortito il loro effetto principale, cioè ristabilire il corretto equilibrio dei circuiti psiconeuroendocrinoimmunologici.

Quest’ ultimo è un  “parolone” che ricorrerà spesso  nei nostri incontri  perché rappresenta la chiave di volta di un sistema interpretativo relativamente nuovo di molte malattie. Per il momento lo spiego brevemente ricordando che la psiconeuroendocrinoimmunologia è quella branca della Medicina che studia i rapporti fra eventi psichici, neurotrasmettitori cerebrali ( sono sostanze  che permettono lo scambio di informazioni fra una cellula nervosa, o neurone, ed un’altra ), apparato endocrino e sistema immunologico.

Quando lo stress diventa eccessivo, e si parla allora di “distress”, le complesse relazioni esistenti fra sistema nervoso, ghiandole endocrine e difese immunitarie vengono forzate nella loro capacità autoregolativa come un motore tenuto ad un numero di giri troppo elevato e per troppo tempo, si creano squilibri psicofisici che vanno da semplici somatizzazioni ( gastrite, colon irritabile, nevrosi cardiaca ecc.) a disturbi ansioso-depressivi (ansia generalizzata, attacchi di panico, depressione, ecc.) fino alla cosiddetta Burn-out stress syndrome  o BOSS ( sindrome da esaurimento che riguarda in particolare il lavoratore, definita anche una “ alienazione psicologica  da lavoro”, che si manifesta con riluttanza a recarsi al lavoro, sensazione di  inadeguatezza e fallimento, rabbia e risentimento, senso di colpa e cinismo, forte affaticamento  anche al risveglio, disturbi del sonno ed alimentari, depressione, aumento nel consumo di sigarette, alcool, farmaci, aumento di disturbi fisici di lieve entità, quali raffreddori, emicrania, mal di stomaco, dolori  cervicali e lombari, irregolarità mestruali.

Ovviamente per  “riparare“ i guasti e prevenirli una volta  riparati è necessario un intervento molto ampio su tutti i meccanismi patogenetici ( cioè su tutte o quasi tutte le cause di di stress) che analizzeremo piano piano  nel tempo.

Per il momento mi limito a consigliare una alimentazione molto abbondante in acqua, frutta e verdura, una integrazione per alcune settimane con il ginseng coreano puro ( che ha dimostrato di possedere attività adattogena allo stress, cioè aumenta la tolleranza allo stress ) e per alcuni mesi  con il magnesio, che riduce l’eccitabilità di nervi e muscoli. Non vorrei dimenticare quello che ritengo il consiglio più importante: sforziamoci di sviluppare un atteggiamento gioioso verso la vita, di grande disponibilità ed amore verso  gli altri ( amore e paura non possono coesistere, quindi l’antidoto alle paure che tutti abbiamo e da cui consapevolmente o inconsapevolmente fuggiamo è l’amore ) e meno egoistico ( che fatica essere sempre al centro dell’universo!).

Se mi abbandono alla volontà del mio Creatore la tensione, che produco continuamente, si scioglie, e se smetto di creare tensione mi rilasso.

 

da C&TL Anno 2 N. 5 - Novembre/Dicembre 1997

 STRESS

Parliamone con il medico per saperne di più (1^ parte)

a cura del Dott. Andrea Grieco

Nel  numero precedente abbiamo parlato, in modo un po’ sbrigativo, di “stress”.

E’ sicuramente una parola molto di moda, molto utilizzata, anche se a volte  in modo non  appropriato e,comunque, attribuendole significati  negativi, che non sempre merita.

Vediamo di conoscerla meglio.

Per gli  addetti ai lavori (medici, psicologi ecc.) il concetto di stress è legato a due nomi: W. Canon e H. Seyle. Il primo, nel 1910, introdusse questo termine, che in inglese significa “sforzo” e che sino a quel momento veniva usato nelle scienze delle costruzioni per indicare  la tensione a cui erano sottoposti i materiali, in riferimento ad una reazione di allarme dell’organismo umano verso uno stimolo esterno il secondo, ha concorso a definire e conoscere meglio i fenomeni biologici  di un fenomeno da lui stesso definito “una sindrome  prodotta da diversi agenti nocivi, ma caratterizzata da una medesima reazione, indipendente dal tipo di sostanza iniettata nell’animale da esperimento”. Quindi, agenti stressanti differenti ( “stressors”) producono una reazione simile che sostanzialmente è una reazione di adattamento dell’organismo verso i cambiamenti indotti al suo interno dallo stressor stesso. Le fasi dello stress sono tre:

fase di allarme, durante la quale viene attivata la funzionalità  della ipofisi, una ghiandola endocrina, che  produce delle sostanze che attivano la ghiandola surrenale la quale, a sua volta, produce  adrenalina e noradrenalina. Questi sono gli ormoni dell’attacco o della fuga, perché preparavano i nostri progenitori ad una fuga precipitosa, quando l’animale da affrontare veniva ritenuto imbattibile, o ad una lotta accanita quando le possibilità di vittoria venivano considerate ragionevoli. Questi ormoni creano una attivazione di numerose funzioni organiche come, ad esempio, un aumento della frequenza cardiaca, un maggior afflusso di sangue ai muscoli ed al cervello, ed un miglioramento della capacità respiratoria. Fortunatamente per i nostri progenitori, questa grande attivazione psicofisica  si esauriva attraverso una grande attività motoria, fuga o combattimento,  appunto.  Per noi uomini moderni il discorso è  diverso.   Infatti le  bestie  feroci  di  una  volta,  che  erano  gli stressors principali dell’uomo, sono scomparsi, sostituiti però da molti più stressors ( il traffico, l’umore nero del capo ufficio, le “chiacchiere “ a nostro carico, la macchina che non parte, la coda ad uno sportello, le frustrazioni della moglie, l’indifferenza del marito, il  pianto  notturno e ripetuto del bambino, la scontrosità del figlio /a  adolescente, la bolletta “salata” da pagare, il traghetto superaffollato da prendere,  la promozione che si aspettava e che non è venuta e così via) ,con un elenco interminabile che ognuno di noi potrebbe arricchire con mille  esempi. Purtroppo però la nostra reazione a questi stressors , che si presentano  spesso anche molto ravvicinati nel tempo, preluderebbe, grazie all’increzione di adrenalina e noradrenalina, ad una reazione motoria di fuga o lotta. Questa però, non avviene, ed il nostro povero organismo ipersollecitato, va così incontro alla:

2)      seconda fase, o fase di resistenza, in cui fa la comparsa una sovraproduzione  di cortisolo  da parte della ghiandola surrenale ,con caduta delle difese immunitarie ( da qui facilità a patologie infettive acute e croniche ) . Persistendo questa seconda fase si arriva alla terza ed ultima:

3)      fase di esaurimento, con insufficienza della ghiandola surrenale, che non riesce a produrre più cortisolo a sufficienza. E’ la fase delle manifestazioni organiche sempre più gravi.

Vorrei ricordare, che sono stressors, oltre che gli avvenimenti sociali  di cui si è parlato, anche i  virus, i batteri un’emozione intensa, stimoli ambientali ritenuti minacciosi, e pensieri negativi “di produzione propria”, come a dire che, se non uso bene il mio cervello, posso veramente darmi “la zappa sui piedi”.

Mi fermo qui. Riprenderemo l’argomento nel prossimo numero.

 

 da C&TL Anno 3 N. 2 - Maggio/Giugno 1998

 STRESS

Parliamone con il medico per saperne di più (3^ parte)

a cura del Dott. Andrea Grieco

Come sempre, dopo la teoria è bene fare un po’ di pratica, soprattutto nell’ambito delle tecniche di controllo dello stress, che richiedono pazienza e costanza.

Nei precedenti numeri abbiamo visto i meccanismi fisiologici che stanno alla base dello stress e del distress, adesso vedremo come possiamo aiutarci a prevenire e trattare la sua comparsa.

Nella descrizione dei vari metodi  che seguirà, vi sono alcuni punti fondamentali che possono essere estrapolati:

1.    Il corpo e la mente interagiscono la mente interagiscono continuamente. Il corpo esprime, con il linguaggio che gli è proprio  i disagi della mente e li registra, la mente risente delle alterazioni del corpo. L’equivalenza non è solo mente sana in corpo sano ma anche corpo sano in mente sana. Se ho i muscoli tesi, anche la mia mente si agita, perché registra una attivazione corporea che potrebbe preludere alla fuga o al combattimento. Se la mente si  calma, il corpo si rilassa.

Devo precisare che quest’ultima affermazione è valida fintanto che  le rigidità muscolari  indotte dalle emozioni non si sono ben strutturate; a questo punto non è più sufficiente un lavoro sulla mente, ma si deve interagire con il corpo per sopprimere le “ memorie” emozionali in esso fissate.

2.    Il rilassamento, con una definizione che esula da quelle tradizionali, non è un processo inducibile attivamente, essendo ciò che rimane quando cesso di creare tensione..

3.    Tra  respirazione e stato psicofisico esiste un rapporto diretto  regolato dalla seguente equivalenza: più la mia respirazione è profonda, lenta e regolare più la mente e il corpo si rilassano. Nei paesi occidentale, dopo i primi anni di vita, si perde pressocchè completamente il modo naturale di respirare  con gravi danni ,soprattutto nel tempo, per il nostro organismo, a causa della ipoventilazione cronica (che vuol dire  basso volume respiratorio)  cui  lo sottoponiamo. Parlare della necessita di una vera e propria scuola di respiro a cui partecipare per  reimparare  attività fisiologica così importante, non mi sembra esagerato.

 Per avere una misura di quanto si possa essere cronicamente contratti, consiglio un esercizio di consapevolezza delle tensioni muscolari  da attuare più volte al giorno: mentalmente passo in rassegna i muscoli del mio corpo, partendo dalle spalle, che sentirò magari contratte e sollevate, e dalla mandibola, che quasi sempre sentirò chiusa con forza sulla mascella. Come regola generale devo avere quella tenere in tensione solo i muscoli  impegnati in una qualche attività, di movimento o di opposizione alla forza  gravitaria, cercando di rilassare tutti gli altri.

Questo esercizio di consapevolezza va portato avanti anche per la respirazione. Se mi osservo respirare, mi accorgerò di essere spesso in apnea, di fare spesso ispirazioni  profonde di compenso (i cosiddetti “respironi”), o di avere un respiro estremamente superficiale, con le espansioni della gabbia toracica  quasi del tutto assenti.. Un tale modo di respirare si associerà inevitabilmente a scarsa energia vitale e ad uno stato di ansia continuo che, alimentando la tensione, innescherà un circolo vizioso  estremamente dannoso (ipoventilazione- ansia-rigidità-ipoventilazione).

Consiglio di partire con questo recupero di consapevolezza, in modo da riprendere contatto con la nostra corporeità  in modo “sano” e non soltanto per scaricarci i nostri sintomi nevrotici   ricordandoci di essa soltanto quando qualche parte si ammala  ( per ricordarci che è giunto il tempo di  iniziare a  prenderci cura di noi stessi, facendo cessare quella sorta di gioco al massacro cui sottoponiamo il nostro corpo per la scarsa cura che gli dedichiamo).

MI sono sempre stupito non del fatto che ci ammaliamo, ma di come tutto sommato questo avvenga abbastanza raramente, visti gli scempii  e lo sfruttamento esagerato che  viene  compiuto  quotidianamente sul corpo e sulla mente.

 

da C&TL Anno 3 N. 3 - Ottobre/Novembre 1998

 ANSIA - Questa sconosciuta

a cura del Dott. Andrea Grieco

Parlare di ansia e  definirla sconosciuta appare, a prima vista, per lo meno impreciso. In realtà è proprio così, anche se l’affermazione che l’ansia sia sconosciuta non va assolutizzata. Dell’ansia si conosce molto, i pazienti per esperienza diretta , ed i medici per professione, ma spessissimo questa conoscenza non basta a ridurre le sofferenze che essa provoca, soprattutto per le diagnosi tardive che vengono fatte ( di solito si sente ancora dire: “ è esaurimento”, definizione questa ammissibile  qualche decennio, ma non oggi) ed i trattamenti impropri che vengono fatti.

Innanzitutto bisogna dire che l’ansia, intesa come dimensione psicologica di una situazione ,reale o solo immaginata ,di pericolo, può essere normale o patologica.

Quando è normale rappresenta una spinta che permette all’individuo di ottenere nella vita una buona performance, rispondendo alle richieste di cui è fatto oggetto in modo ottimale. E’ un’ansia che, passata la situazione stressante, recede completamente in tutte le sue espressioni, fisiche e psichiche. Se l’ansia è invece sproporzionata all’evento stressante, dura nel tempo ben oltre la presenza di quest’ultimo, allora si dice che è patologica. A questo punto si assiste ad un calo delle prestazioni globali dell’individuo, oltre al comparire, nel tempo, di tutta una serie di disturbi a gravità crescente.

L’ansia da fisiologica (“eustress”) – che dà spinta e motivazione- diventa patologica (distress) e quindi inibente e paralizzante.

Al malessere fisico si associa quello intellettuale, relazionale, familiare, professionale, emotivo, alimentare, sessuale: diminuisce la capacità di concentrazione e di conseguenza la memorizzazione, ci si distrae facilmente, i pensieri sono concentrati più sulla paura degli eventi che sugli eventi stessi ( è un po’ come la “paura della paura “ di cui si parlerà a proposito degli attacchi di panico) , vi sono sintomi quali battito cardiaco accelerato, extrasistoli ( con la sensazione di perdere un battito ),  tensione al patto fino al dolore ( in assenza di alterazioni cardiache), incapacità di respirare profondamente, bisogno di fare ogni tanto dei “respironi”, senso di nodo in gola,  senso di stordimento, di instabilità  ( spesso definito vertigine ma che in realtà non ha niente a che vedere con le vere vertigini), di svenimento, di nausea, formicolii alle estremità e intorno alla bocca, bocca secca, aumento della sudorazione, bocca secca, stanchezza ( anche e, a volte, soprattutto al mattino) diminuzione del desiderio sessuale. L’elenco potrebbe essere molto più lungo. C’è da dire che per molte persone alcuni o molti di questi sintomi sono una  compagnia costante per mesi o anni !

Un primo consiglio ( ne seguiranno altri in seguito) a chi si trova in ansia: provare a supplementare la dieta con dosi terapeutiche (molto più alte rispetto a quelle che si trovano nei comuni integratori multivitaminici e multiminerali ) di magnesio :  ci saranno delle piacevoli sorprese!