Raccolta articoli C&TL

                                    

                                        ITINERARI PISTOIESI

 

 

 

 

da C&TL Anno 3 N. 2 - Maggio/Giugno 1998

 IL PERCORSO ROBBIANO A PISTOIA di Valoris Spagnesi

 Pistoia ospita grandissimi capolavori dei DELLA ROBBIA.

E’ obbligo iniziare il “percorso” dall’Ospedale del Ceppo. Secondo la leggenda, fu fondato nel 1277 da Antimo e Bandinella, coniugi dediti alle opere di bene; sempre la leggenda, narra che essi trovarono in pieno inverno un ceppo fiorito nel luogo in cui sorse l’Ospedale. Altri sostengono che il nome derivi dal “ceppo” (tronco cavo) in cui venivano raccolte le elemosine offerte per il suo mantenimento.

Ben presto divenne una posizione di grande prestigio e potere, tanto che le maggiori famiglie pistoiesi se ne contesero l’amministrazione anche con le armi.

Nel 1515 fu realizzato il loggiato esterno, severo ed elegante. Nel 1528 lo “Spedalingo” (Amministratore dell’Ospedale) Leonardo Bonafede, commissiona il fregio a Giovanni Della Robbia.

Il fregio è sen’altro la più spettacolare realizzazione dei Della Robbia; come tutti sanno, rappresenta le sette Opere di Misericordia corporale. Guardando il loggiato, sul lato sinistro abbiamo “vestire gli ignudi”; di fronte “alloggiare i pellegrini”, “assistere gli infermi”, “visitare i carcerati”, “seppellire i morti”, “dar da mangiare agli affamati”; “dar da bere agli assetati”. Le opere sono intercalate dalle Virtù: da sinistra la Prudenza, al centro Fede e Carità, Speranza e Giustizia.

Molto modestamente, lo Spedalingo Bonafede si fece raffigurare in sei delle sette opere: è il personaggio con il vestito bianco e la mantellina nera.

La maggior parte dell’opera fu realizzata da Santi Buglioni della bottega Della Robbia; sicuramente di Giovanni sono i medaglioni con scene della vita della Vergine e lo stemma dei Medici.

La tecnica è quella classica Della Robbia: colori splendidi, in ceramica invetriata. Se si osservano bene i vari personaggi, si nota che non sono invetriate le carni, i capelli e le barbe per dare alla raffigurazione un maggior realismo. Il fregio è splendidamente conservato; solo nell’ultima opera di destra (dar da bere agli assetati) gli smalti hanno perso vividezza e colori. Infatti, non sappiamo per quale motivo fu rifatta completamente alla fine del 1550 da Filippo Paladini: evidentemente, la tecnica utilizzata dall’artista non si è rivelata efficace come la tecnica Della Robbia.

Una leggenda sosteneva che i Della Robbia avessero nascosto la descrizione del procedimento segreto utilizzato per l’invetriatura nella testa del primo personaggio della prima opera sul lato sinistro del loggiato; come ognuno può constatare, la statua è priva delle testa che, ovviamente, non conteneva affatto la descrizione del procedimento.

Sulla sinistra del loggiato, c’è un portale con una bellissima lunetta, sempre opera di Benedetto Buglioni, “Incoronazione della Vergine”, nel classico bicromatismo robbiano bianco-azzurro.

La seconda tappa del persorso è il Duomo. Si percorre l’inizio di via Filippo Pacini: a destra, via Tomba di Catilina. A metà, l’antichissima Chiesetta di San Salvatore; secondo la tradizione, è il primo luogo di culto a Pistoia.

In cima alla salita, sulla destra la Torre detta di Catilina che, sempre secondo una leggenda, sarebbe sorta sopra la tomba di Catilina, sconfitto e uccisio da Antonio nei pressi di Pistoia. In realtà è una torre longobarda.

Sulla destra, i resti dell’antica Chiesa di Santa Maria Maggiore o Santa Maria Cavaliera: nel Medioevo vi venivano consacrati, infatti, i Cavalieri durante una cerimonia religiosa (non militare).

Il portico del Duomo è del 1400; il transetto fu realizzato da Andrea Della Robbia nel 1505: in alto bellissimi fiori stilizzati; sulla lunetta, la Madonna col Bambini ed Angeli.

All’interno del Duomo, sulla destra, c’era fino alla fine del 1700, la Cappella di S. Iacopo. Fu soppressa dal Vescovo Scipione de’ Ricci ed incorporata (con la famosa “Sagrestia del begli arredi” - Dante, Inferno, Canto XXIV) nel palazzo dei Vescovi. Sempre sulla destra, si trova la Cappella del Crocifisso, con il famosissimo Altare d’argento. Nel 1490, quando l’Altare si trovava nella Cappella di S. Iacopo, Benedetto Buglioni, sempre della bottega Della Robbia, realizzò una pala d’altare in ceramica invetriata che rappresenta la Resurrezione. Attualmente si trova NEL Museo Civico.

 

Uscendo dal Duomo dalla porta laterale, ci si trova nell’antica “Via Regis” longobarda: non si tratta che della via Cassia che entrava in Pistoia dalla Porta San Pietro, attraversava la piazza del Duomo e proseguiva verso Luni lungo il tracciato della via degli Orafi.

Attraversata la Sala, scendendo da una delle varie stradette, ci troviamo davanti San Giovanni Fuorcivitas. Entrando, sulla sinistra, una nicchia contiene un’opera di Luca Della Robbia veramente splendida: la Visitazione (1455). E’ una delle pochissime opere robbiane a “tutto tondo”; completamente bianca, il monocromatismo conferisce alla scena una grande drammaticità. Si può ammirare veramente da vicino: i tratti delle due donne, la loro espressione hanno una intensità ed una “modernità” stupefacente.

 

da C&TL Anno 3 N. 3 - Ottobre/Novembre 1998

 GIOVANNI PISANO A PISTOIA di Valoris Spagnesi

Pistoia ha la fortuna di ospitare importanti opere di Giovanni Pisano..

Per la Pieve di S. Andrea realizzò nel periodo 1298-1301 il famosissimo Pulpito. A giudizio degli studiosi (non per campanilismo) è il più bello fra quelli realizzati dal Pisano. Gli altri pulpiti realizzati si trovano nel duomo di Volterra, nel duomo di Siena e nel duomo di Pisa.

L’opera è assai complessa, non solo dal punto di vista architettonico. Possiamo identificarne il significato a seconda dei piani che la compongono. Infatti, lo scopo di tali opere non era solo quello di realizzare un mezzo per le prediche o per abbellire le Chiese: anzi, lo scopo principale era la divulgazione dei fondamenti della Religione, dei Comandamenti e dei Vangeli. Non ci dimentichiamo che in quel tempo la quasi totalità della popolazione non sapeva leggere, la Cultura riservata a pochissimi, i mezzi di comunicazione quasi inesistenti. Pertanto, la decorazione delle Chiese era essa stessa “mezzo di comunicazione” per i fedeli. La ridondanza di decorazioni invalsa nel periodo gotico ha tale scopo. Chi si è soffermato a cercare di analizzare tali opere, si è reso conto di trovarsi quasi di fronte ad un fumetto (ovviamente col dovuto rispetto) perché molte rappresentazioni sono veramente ingenue ed immediate. Non dobbiamo dimenticare la scarsa cultura dei destinatari di tali “messaggi”.

Per il Pulpito del Pisano non è così: il messaggio che vuole trasmettere è assai complesso e sofisticato.

Piano inferiore:le bellissime colonne sono sorrette da un leone, una leonessa, un telamone (Adamo o Atlante?) e tre grifoni. Alcuni studiosi sostengono che si tratta di una allegoria degli Evangelisti.

Piano mediano: fra gli archi polilobati, un vero ricamo, si alternano le Profezie: i profeti dell’Antico Testamento e le Sibille del periodo classico.

Piano superiore: illustrazione dei 5 progetti di Dio nel mondo.

1)      Manifestazione di Cristo nella storia: Annunciazione, Natività, Bagno di Gesù, Annuncio ai pastori.

2)      Sogno dei Magi.

3)      Strage degli Innocenti.

4)      Crocifissione.

5)      Giudizio Universale.

Poco si può dire sulla immediatezza e sula drammaticità delle raffigurazioni; è tale l’impatto emotivo del “messaggio” che, ad esempio, soffermandosi ad ammirare la Strage degli Innocenti sembra di percepire le grida di paura e di dolore dei fanciulli, misti alle grida dei soldati ebbri di sangue.

Nel tempo il Pulpito ha subito alcune vicissitudini. Nel 1619 fu smontato, scomposto e ricomposto dove si trova attualmente cioè a cavallo della navatura di sinistra e quella centrale, poco oltre la metà della Pieve di Sant’Andrea.

Gli studiosi sostengono che le parti che compongono l’opera non furono “riassemblate” come erano in  origine, per cui si sarebbe anche perso una  parte del significato in relazione ai tre piani sovrapposti. Inoltre vennero a mancare i due leggii posti sulla parte superiore: l’aquila di S. Giovanni (per i Vangeli) che attualmente si trova al Metropolitan Museum di New York; Cristo in piedi fra due Angeli (per le Epistole) che si trova ai Musei Statali di Berlino.

La Pieve di Sant’Andrea ha la fortuna di conservare altre due opere, forse poco conosciute, di Giovanni Pisano: due Crocifissi lignei.

Un Crocifisso piccolo si trova sulla parte retrostante il Pulpito.

Il Crocifisso più grande si trova sulla parete della navata davanti al Pulpito; è un‘opera che trasmette una intensa emozione, di grande drammaticità anche dovuta al fatto che non c’è più la Croce: c’è solo il Cristo, con tutto il Suo dolore, che sembra sopportare tutte le sofferenze dell’umanità.

Altra opera primaria di Giovanni Pisano è l’Acquasantiera che si trova in San Giovanni Fuorcivitas.

Più formale nella sua composizione, rappresentò nel fusto le tre Virtù teologali: Fede, Speranza, Carità: nella vasca le quattro Virtù cardinali: Prudenza, Fortezza, Temperanza e Giustizia.