Raccolta articoli C&TL

                                

 

                                                              FOCUS - Il problema del giorno

 

 

 

 

da C&TL -Anno 1 N. 3 Settembre/Ottobre 1996

I PROBLEMI DELLA SCUOLA DI OGGI di Tommasina Mandorli Caselli

Proprio in questi giorni si sono riaperte le scuole e i nostri ragazzi si apprestano ad affrontare un nuovo e lungo anno scolastico come sempre carico di incertezze e di difficoltà a causa del disagio che sta vivendo nel nostro paese, ormai da molto tempo, la Pubblica Istruzione. L’unica certezza sono le ansie e le preoccupazioni che accompagneranno i ragazzi e le loro famiglie per tutto l’arco dell’anno.

Abbiamo richiesto alla Prof.ssa Tommasina Mandorli Caselli (moglie di Gianfranco Mandorli, stimato nostro collega ora in pensione) che oltre ad essere stata un apprezzata insegnante ha ricoperto un ruolo di responsabilità presso il Provveditorato agli studi di Pistoia, un commento ed una riflessione su questo argomento.

Si parla ancora di scuola in questa società, in cui tutto sta rapidamente cambiando, in cui la mutazione antropologica ci fa apparire principi, valori, significati troppo fragili per fronteggiare la piena delle novità tecnico-scientifiche, in cui i giovani si trovano spesso smarriti, pur desiderosi di scoprire la propria identità; si parla ancora di scuola, di come è attualmente, di come dovrebbe essere e, ad ogni mutar di persona alla guida del relativo Ministero, si usa ancora il termine “riforma”.

Riforma, in particolare, della secondaria superiore: ardua impresa cui si sono accinti molti politici, commissioni di esperti, comitati di Presidi e Docenti, ma solo di sperimentazione finora si è trattato o di cauto inserimento di nuove discipline là dove si è ritenuto opportuno, in relazione ad alcuni obiettivi legati a nuovi percorsi scolastici, ma il dibattito è ancora in corso. Sono di questi giorni i vari dilemmi: ritorno alla valutazione con i numeri o permanenza dei giudizi; liceo classico si liceo classico no; latino si latino no... ma i problemi appaiono ancora di difficile soluzione e negli “addetti ai lavori” circola una specie di larvato scetticismo quasi si volesse affermare la ben nota espressione “se non vedo, non credo”, mentre intanto ci si prepara ad affrontare il nuovo anno scolastico con il solito stato d’animo di attesa.

Ma forse è a monte che occorre trovare la causa di una certa insoddisfazione sia negli operatori scolastici che nelle famiglie, che oggi più che mai cercano validi sostegni al loro impegno educativo. La famiglia si trova spesso smarrita, insicura nel proiettare i figli verso il domani, un domani incerto, circondata, come dice il sociologo Garelli, da un’atmosfera di appartenenze parziali, da una società frammentata e policentrica, e quindi desiderosa di trovare nella istituzione scolastica una realtà di dialogo e di collaborazione.

Occorre forse ripensare al vero ruolo della scuola, che è, lo sappiamo, quello di informare, di curare l’apprendimento dei giovani nelle varie fasce di età e di indirizzarli quindi verso il raggiungimento di quella cultura che è possibile trasmettere da parte di ciascun istituto, relativamente alla propria specificità. E’ stato però forse troppo poco sottolineato il ruolo formativo della scuola, è stato gravemente dimenticata l’urgenza di educare, che, al di là di ciascuna disciplina e con gli strumenti che ogni disciplina offre, vuol dire aiutare il giovane a crescere, a maturare, a saper fare un’attenta lettura dei tempi, a collegare scuola e mondo del lavoro, ad attuare quindi una presenza significativa e attiva della società civile.

In questa società appunta, in cui si moltiplicano i convegni, i congressi, i corsi di aggiornamento proprio per meglio conoscere i “linguaggi moderni” i nuovi concetti di economia globale, è indispensabile aiutare le nuove generazioni a selezionare, a interpretare i diversi messaggi, a conoscere le proprie potenzialità, a sviluppare le proprie attitudini per far sì che ciascuno riesca a diventare liberamente e coscienziosamente arbitro del proprio avvenire e a scegliere di conseguenza quel lavoro, quella professione, quel percorso più adatti a realizzare se stessi, nonché operare quell’indispensabile cambiamento di cultura capace di costruire tempi migliori.

E’ ora che la scuola si riappropri di questa funzione, proprio perché chi vi opera sono persone che credono nella “persona” e ci s’impegni perché ciascuno lo diventi nella forma più completa. I mezzi non sono molti, è vero, ma se realmente si desidera una scuola “riformata” da parte dei legislatori e se si crede in certi obiettivi, è possibile trovare formule, strumenti, occasioni per un sicuro percorso formativo.

Quanti educatori, se da adulti ripensiamo al nostro passato, hanno inciso nella nostra vita lasciando tracce indelebili, quanti insegnanti ci hanno colpito non solo per la loro competenza nella materia che impartivano, ma per quell’atmosfera che ci hanno fatto respirare, inducendo sicurezza, speranza, apertura verso un futuro da costruire, al di là di ogni inevitabile intralcio?

Forse la risposa non è difficile e il problema non è nuovo: vengano tutte le riforme, si attuino nuovi programmi, ma è indispensabile che gli operatori scolastici, dai Capi di Istituto ai Docenti, sappiano, ad ogni epoca rimettersi in discussione e proporsi nuovi itinerari che portino ad un dialogo costruttivo.